Che cosa sono le rughe di espressione?
Le rughe di espressione sono rughe dovute all’attività muscolare di alcuni muscoli facciali, i ‘muscoli mimici’, responsabili appunto delle nostre espressioni. Sulla fronte, alla radice del naso ed intorno agli occhi proprio l’aumento del tono muscolare di questi muscoli causa l’arrivo delle odiate rughe.
Cosa sono i muscoli mimici?
I muscoli mimici sono muscoli ad azione volontaria che si trovano sul viso e sul collo. La loro particolare architettura, che prevede un’inserzione anche sulla cute, fa si che essi siano fondamentali nelle espressività facciale. Espressioni quali la rabbia, la meraviglia, ma anche il semplice sorriso sono attuate tramite la contrazione di alcuni di questi muscoli. Mentre nelle guance o sugli zigomi i segni del tempo sono dati perlopiù da una perdita di volume dei nostri tessuti, laddove i tessuto molli sono molto sottili, ad esempio sulla fronte o nel contorno occhi, le rughe hanno una genesi diversa, dato dall’aumento del tono muscolare dei muscoli mimici.
Che cos'è il tono muscolare?
Per tono muscolare si intende lo stato di contrazione di un muscolo a riposo. Tutti i nostri muscoli sono formati da fasci di proteine che si intersecano tra loro. Questa intersezione è massima durante la contrazione volontaria (contrazione fasica), ma è presente in misura minore anche a riposo (contrazione tonica). L’attività muscolare stimola l’aumento del tono muscolare, quindi la contrazione del muscolo anche a riposo. Questo ci fa capire perché nel tempo, a forza di usarli quotidianamente, alcuni dei muscoli facciali rimangano più contratti anche quando ci rilassiamo, rendendo visibili le cosiddette ‘rughe di espressione’.
Le zampe di gallina:
Le famose ’zampe di gallina’ sono le rughe che si formano intorno alla parte laterale della cornice orbitaria. Esse sono dovute all’aumento di tono muscolare del muscolo che sta tutto intorno agli occhi, il muscolo orbicolare dell’occhio. Questo muscolo normalmente coadiuva nell’azione di chiusura delle palpebre, in specie nella chiusura serrata, quando in parole semplici si ‘strizza ‘ l’occhio. L’azione del muscolo è in realtà piuttosto varia, regolando col suo tono insieme ai muscoli palpebrali l’apertura della rima palpebrale e partecipando insieme al muscolo frontale a determinare la forma e soprattutto l’altezza della coda del sopracciglio.
Le rughe 'dell'arrabbiatura':
Le rughe verticali poste tra la radice del naso e la fronte donano un’espressione corrucciata, poco serena e rilassata. Esse sono dovute all’aumento del tono muscolare di un muscolo mimico, il corrugatore del sopracciglio, un piccolo muscolo situato proprio sotto il sopracciglio. Questo muscolo fisiologicamente si occupa proprio della corrugazione, un’espressione che assumiamo quando ci arrabbiamo, ma anche quando ci sforziamo mettere a fuoco un oggetto con la vista. Nel tempo questo muscolo aumenta la propria attività e la sua forza, increspando la cute intorno alla glabella, la regione compresa tra le due sopracciglia e la radice del naso.
Le rughe della fronte:
Con l’andare degli anni puntualmente iniziano a comparire dei segni orizzontali su tutta la fronte. Nel tempo questi diventano rughe visibili e poi veri e propri solchi che attraversano orizzontalmente la fronte da un lato all’altro. Queste rughe si formano per via dell’azione del muscolo frontale, un muscolo mimico che si trova proprio sotto la fronte e ci permette di muovere verso l’alto il sopracciglio, partecipando all’espressione che facciamo quando siamo meravigliati, o quando cerchiamo di volgere lo sguardo più in alto possibile. Questo muscolo contraendosi tira verso l’alto il sopracciglio e piega si se stessa la cute della regione frontale, generando pieghe che poi negli anni diventano sempre più evidenti.
Come si correggono le rughe d'espressione?
Ci sono diversi modi di correggerle. Il più classico, e probabilmente il più efficace, è l’iniezione con tossina botulinica. Proprio in virtù di quanto già spiegato sulle cause della formazione delle rughe di espressione, quindi l’aumento del tono muscolare, la terapia più efficacie sarà quella in grado di contrastare proprio l’aumento dell’attività dei nostri muscoli mimici. In natura la tossina botulinica è in grado di ridurre la contrazione muscolare per via della sua struttura biochimica. A livello terapeutico la tossina botulinica, purificata e dosata in milionesimi di grammo, è in grado, in mani esperte, di ridurre il grado di contrazione a riposo dei nostri muscoli mimici, riducendo così le rughe, senza però inficiare i movimenti volontari del volto. Questo significa che opportunamente dosata ed iniettata la tossina botulinica riduce le rughe della fronte, della glabella e delle zampe di gallina, ma ci lasciano intatta la potenzialità espressiva del volto.
Terapie alternative a quella classica, o talora complementari ad essa prevedono l’utilizza di fillers, in particolare dell’acido jaluronico, all’interno delle rughe stesse, allo scopo di appianarle. Questo vale soprattutto per la fronte e le rughe della regione glabellare, mentre sulle zampe di gallina l’iniezione dello jaluronico deve essere fatta con grande cautela, visto l’alto rischio di insorgenza di piccoli grumi, comunque facilmente correggibili.
In questo caso la terapia, quindi l’iniezione di fillers, non combatte direttamente le cause della nascita delle rughe di espressione, quindi in genere offre risultati meno stabili del botulino nella loro correzione.
Diverso è il discorso se invece il filler viene applicato dopo l’iniezione del botulino stesso, per ottimizzare e rafforzarne il risultato. In questo caso il botulino ridurrà l’attività muscolare sottostante e il filler .
Ancora un’altra opzione è rappresentata dal grasso autologo, esso è in grado di correggere in maniera quasi completa le rughe di espressione, grazie alla percentuale di tessuto iniettato che attecchisce ed all’azione stimolante delle cellule staminali. Non varia invece il discorso circa la genesi delle rughe stesse. Anche il grasso infatti non è in grado di influenzare lo stato di contrattilità dei nostri muscoli mimici.
Le cause dell'invecchiamento facciale
Oltre al sole, che crea danni strutturali al nostro network di elastina, è possibile indicare nella riduzione della vascolarizzazione capillare, la causa principale dell’invecchiamento dei nostri tessuti molli. Tutti sappiamo ad esempio che il fumo accellera i processi di invecchiamento, proprio perché riduce ulteriormente la vascolarizzazione capillare. La parte terminale della nostra vascolarizzazione é fondamentale per portale ossigeno ed energia alle cellule della nostra pelle, che dovranno rinnovare l’epidermide e la matrice extracellulare, cioé l’aspetto ed il volume del volto.
Nel tempo la nostra capacitá di portare nutrienti alle cellule della nostra pelle e dei tessuti molli si riduce, con progressiva perdita di lucentezza della pelle e soprattutto un globale perdita di volume facciale, che si manifesta sia nelle rughe di texture, cioé le rughette intorno alle labbra, mento e palpebre, sia nell’accentuarsi dei solchi del viso, i nasolabiali prima, poi i lacrimali e le linee della marionetta.
Filler
Che cos'è un filler?
Per filler si intende una sostanza iniettabile che ha lo scopo di sostituire il volume del viso o del corpo che si è perso nel tempo. In pratica uno dei meccanismi dell’invecchiamento è la perdita del volume, ed il filler viene iniettato proprio per riempire le zone che il tempo svuota via via.
Quanti tipi di filler esistono?
Tantissimi. La medicina estetica è un mercato grandissimo ed in continua evoluzione. Negli anni tante case farmaceutiche si sono contese e si contendono tutt’ora la leadership di mercato. Negli anni ottanta e novanta furono immessi sul mercato i fillers permanenti, sostanze cioè che una volta iniettate rimangono nel nostro corpo sempre. Un esempio di questo tipo è il silicone. Il limite di questo tipo di sostanze e che negli anni migrano, si spostano cioè del punto esatto dove il chirurgo lo ha inserito. Dagli anni novanta si è passati ai fillers riassorbibili. Il primo fu il collagene, di origine suina o bovina. Pur superando tanti dei limiti dei filler permanenti, il collagene presentava ancora diversi problemi, primo tra tutti la possibile contaminazione da parte di proteine animali che potevano dare vita a reazioni allergiche anche gravi.
Finalmente l’ultimo step dell’evoluzione dei filler è rappresentato dalle sostanze iniettabili riassorbibili di origine sintetica, come l’acido jaluronico e l’idrossiapatite di calcio. Queste sono sostanze già presenti nel nostro corpo, quindi perfettamente biocompatibili, ma prodotte industrialmente, quindi senza possibilità di contaminazioni proteiche a rischio allergie. Proprio la grande sicurezza di impiego dell’acido jaluronico è stata una delle chiavi dell’esplosione del mercato della medicina estetica nel mondo.
Un tipo particolarissimo di filler è il grasso del paziente stesso. Infatti anche il proprio grasso può essere utilizzato per sostituire i volumi del corpo e del viso che si perdono nel tempo, anzi per molti versi è da considerarsi il filler migliore in assoluto, per naturalezza, stabilità dei risultati e proprietà rigeneranti.
Botulino
L'effetto del botulino è permanente?
No, l’effetto del botulino è assolutamente transitorio, dura in media 6 mesi, ma a seconda dei pazienti può varia tra i 4 e gli 8 mesi.
E' possibile modificare il risultato del botulino?
Si è possibile rinforzare l’effetto della seduta di botulino nelle 6 settimane successive alla prima iniezione.
In mani esperte è possibile correggere agevolmente anche piccole asimmetrie. E’ infatti sempre bene prevedere una visita di controllo in occasione di una seduta di botox, a distanza di circa 1-3 settimane.
E' vero che non è sempre possibile eseguire sedute di botulino?
Si è vero. La tossina botulinica infatti è un complesso proteico iniettabile. Le iniezioni sottocute di questi composti possono dare vita alla produzione di anticorpi diretti contro la sostanza iniettata. E’ un vero e proprio effetto vaccinazione che può rendere meno efficacie le sedute di botulino successive.
Per questa ragione è prudente evitare sedute di botulino a distanza di 3-4 mesi da quella precedente, anche se quest’ultima è stata fatta su area diversa del volto.
L'effetto del botulino è immediato?
A seconda del prodotto iniettato gli effetti dell’iniezione di tossina botulinica si possono notare dopo 3-4 giorni , (Vistabex ed Azzalure) oppure 4-5 giorni (Bocouture). Questo è dovuto al fatto che la tossina botulinica deve interagire con una porzione specifica dei muscoli, la placca neuromuscolare, per esplicare il suo effetto terapeutico.
Fili di sospensione
A cosa servono i fili di sospensione?
Come fanno a 'tirare su' la pelle i fili di sospensione?
Dove si possono applicare i fili di sospensione?
Come si applicano i fili di sospensione?
Quanto dura l'azione dei fili di sospensione?
Cosa devo evitare di fare dopo aver messo i fili?
Acido desossicolico
Che cos'è l'acido desossicolico?
Belkyra® è un farmaco analogo, fatto in sintesi, quindi privo di capacità allergeniche, dell’acido desossicolico, una sostanza che il nostro corpo produce naturalmente per la digestione dei grassi.
Come funziona?
L’acido desossicolico lede le membrane degli adipociti, facendo fuoriuscire il contenuto di trigliceridi in essi contenuti, favorendo anche il processo di metabolizzazione di questi ultimi.
Questo processo favorisce, a distanza di qualche settimana, la formazione di collagene denso, che partecipa attivamente alla tonificazione ed al sollevamento dell’area trattata.
Quali indicazioni ha?
L’acido desossicolico è indicato per ridurre in maniera non chirurgica l’accumulo di adipe sottocutaneo nell’area sottomentoniera, il cosiddetto “doppio mento”. Oltre a ‘svuotare’ l’area, offre l’opportunità di sollevare e dare sostegno alla cute grazie alle proprietà collageno-inducenti.
E' sicuro?
Belkyra ed i suoi equivalenti generici hanno ottenuto l’autorizzazione europea per essere iniettati nei tessuti sottocutanei del collo e del terzo inferiore del viso.
Negli Stati Uniti il farmaco analogo, conosciuto come Kybella ha ottenuto il medesimo permesso da parte della FDA, l’agenzia del farmaco Americana.
Come si fa il trattamento?
Il medico delimita l’area da trattare, si praticano poche iniezioni di anestetico locale e poi si inietta il farmaco attraverso sottili aghi ipodermici, dopodiché i risultati si apprezzano dalle 4-6 settimane successive al trattamento, fino al risultato definitivo a 3 mesi dal trattamento.
Effetti indesiderati
Il trattamento di per sé è indolore, si può verificare gonfiore dopo il trattamento, ed è utile applicare del ghiaccio. Non c’è da spaventarsi se permane fastidio nei giorni successivi.
Bisogna ripetere il trattamento?
Nei protocolli tipici il trattamento viene ripetuto due volte a distanza di 4-6 settimane. Può essere ripetuto anche più volte a seconda delle indicazioni del medico.
Quanto dura il risultato?
Una volta giunti al risultato desiderato, questo rimane stabile a lungo, anche anni.
Tricologia
Fino a quando la caduta dei capelli può essere considerata normale?
Perdere fino a 100 capelli al giorno é fisiologico. Come tutti i nostri tessuti, anche i capelli e le cellule follicolari che li producono devono rinnovarsi. Così, anche se a noi sembra di avere sempre la stessa chioma, in realtà i capelli sono in continuo mutamento, con alcuni follicoli che producono nuovi fusti e per un dato periodo li mantengono (fase anagen), altri follicoli che lasciano cadere il fusto e per un determinato periodo non lo producono (fase telogen). È naturalmente di importanza capitale che queste due fasi siano in equilibrio. È noto che fisiologicamente nei cambi stagionali, soprattutto quello estate-autunno, il normale processo di perdita dei capelli é accentuato. Questo é un retaggio filogenetico che ci ricorda la nostra comunanza con altre specie animali, che altrettanto fisiologicamente in questo periodo mutano il pelo. È però importante che finito questo periodo, definito di effluvio stagionale, i capelli riprendano a pieno ritmo la produzione di nuovi fusti.
Col passare del tempo, per ambo i sessi, diverse cause portano alla perdita dei capelli.
Quali sono le cause della perdita di capelli?
Tantissime sono le cause che provocano la caduta o la diminuzione di capelli, temporanea o permanente.
Una diminuzione ed un generale indebolimento dei capelli si verifica spesso a seguito di diete mal bilanciate, periodi di malattia, assunzione di farmaci o subito dopo la gravidanza.
Tutte queste condizioni possono dare vita a effluvi patologici, di solito transitori, tuttavia se trascurati possono dare vita ad recupero lento alla normalità .
Diverso è il discorso quando si parla di forme di alopecia, quindi una caduta dei capelli permanente.
La forma più frequente riguarda i maschi, difatti quasi la metà degli uomini col passare degli anni diventa calvo.
L'alopecia androgenetica
La stragrande maggioranza delle alopecie maschili rientra in questa categoria. È noto che il testosterone, l’ormone sessuale maschile, abbia influenza sui bulbi piliferi. Su alcuni di essi ha un effetto proliferante, su barba e peli delle ascelle per esempio, su altri, come spesso sui capelli, ha un effetto atrofizzante. I processi biologici che portano alla calvizie sono complessi ma noti. Di certo l’azione del testosterone produce un forte aumento della produzione di sebo ed una forte riduzione della vascolarizzazione del follicolo pilifero. Ecco perché quando si è affetti da alopecia androgenetica i segni iniziali sono un aspetto oleoso dei capelli, che proviene dall’aumento della produzione sebacea, e capelli più sottili e fragili, derivanti dalla ridotta vascolarizzazione e quindi minore afflusso di sangue e nutrienti al follicolo.
L’alopecia androgenetica di solito inizia sulle tempie o sul vertice del capo, la cosiddetta chierica, per poi diffondersi su tutto il capo ad eccezione della nuca e della zona intorno all’orecchio.
È di fondamentale importanza capire che il tempismo è un fattore chiave per il successo della terapia. Quando si diventa completamente calvi l’unica alternativa terapeutica è il trapianto di capelli, mentre nelle fasi intermedie ci sono diversi approcci che offrono molte speranze di successo.
Come si fa la diagnosi di alopecia androgenetica?
Già l’anamnesi offre forti indizi, ma con l’esame obiettivo si raggiunge la certezza della diagnosi. La distribuzione tipica delle aree di sofferenza del capello è di per se già una prova, ma la diagnosi è certa se all’esame microscopico si reperta la presenza di fusti di dimensioni non omogenee, con fusti di diametro normale alternati a fusti dal diametro sottile.
Dall'alopecia androgenetica si può guarire?
Dalla tendenza a perdere i capelli non si può guarire senza una cura continuativa. Tuttavia è di vitale importanza capire che oggi si combatte l’alopecia androgenetica con grande efficacia. È possibile, per non dire certo, arrestare il processo di caduta, e spesso si riesce a fare qualche passo indietro nella scala di Hamilton, ottenendo una parziale ricrescita.
Quali sono i trattamenti più efficaci contro la caduta dei capelli?
La PRP
PRP é l’acronimo di Platelet Rich Plasma, cioè plasma ricco in piastrine. Il plasma è una delle componenti del nostro sangue, ed in questo trattamento viene selezionato, escludendo dal sangue i globuli rossi e la maggior parte dei globuli bianchi, arricchendone la componente piastrinica.
Le piastrine sono un’altra componente del nostro sangue, e sono una delle pietre miliari della medicina rigenerativa in quanto al loro interno contengono i principali fattori di crescita responsabili del rimodellamento tissutale.
Come funziona la PRP?
A tutti è capitato di procurarsi un piccolo taglio ad una delle dita. Piccolo o grande, del taglio non resta traccia dopo qualche settimana. Cosa è successo? I tessuti si sono riparati e ripristinati. Chi é il regista della guarigione? Le piastrine, che aggregandosi sui bordi del taglio rilasciano i propri fattori di crescita, organizzando il processo di rimodellamento e richiamando più sangue (tanto è vero che per diverso tempo la regione del taglio rimane più rossa del resto della pelle) e più cellule sul sito della lesione
L’effetto terapeutico che desideriamo ottenere sul cuoio capelluto è per certi versi molto simile. Laddove il testosterone negli anni limita l’afflusso di sangue al follicolo capillifero,le piastrine una volta iniettate rilasciano i potenti fattori di crescita che sono in grado di contrastare e spesso revertire questo processo, aumentando in modo deciso il numero di capillari perifollicolari.
Come si esegue la PRP?
Il trattamento è ambulatoriale, si esegue un semplice prelievo venoso e dopo 5-10 minuti di centrifugazione e preparazione delle piastrine, queste vengono reiniettate sul cuoio capelluto tramite micro aghi intradermici.
In tutto la seduta dura una ventina di minuti, dopodiché si torna alle consuete attività.
È sempre consigliabile iniziare con tre sedute, distanziate 4-6 settimane l’una dall’altra. A distanza di circa un anno, è di solito consigliabile eseguire una seduta di mantenimento.
La PRP è sicura?
Come tutte le procedure di medicina rigenerativa, si iniettano solo cellule e fattori di crescita già proprie del paziente. Qualsiasi tipo di reazione allergica o di rigetto è quindi impossibile.
Che risultati è lecito aspettarsi dalla PRP e dopo quanto tempo?
È un fenomeno pressoché costante costatare l’assenza di capelli caduti sul cuscino ed una forte riduzione di quelli che rimangono sul pettine già a 2-4 settimane dalla prima seduta. In questo lasso di tempo si nota in genere anche un aumento del diametro dei capelli, che acquistano un aspetto più forte e vigoroso. Una ricrescita, variabile da caso a caso, ma notata da circa l’80% dei pazienti, si verifica a circa 6-8 mesi dalla prima applicazione.
La PRP funziona anche nelle donne?
Sì, ed anche meglio che negli uomini, per le peculiarità che caratterizzano l’alopecia femminile.
La PRP funziona anche sulla alopecia areata?
In letteratura e nella nostra esperienza clinica, i risultati sono altalenanti, talora si ottengono risultati eccezionali, mentre, altre volte, deludenti. In definitiva l’indicazione clinica esiste, tenendo presente tuttavia che i risultati non arrivano su tutti i pazienti.
Le cellule staminali del grasso possono essere utili nei casi di alopecia?
Molti studi internazionali negli ultimi anni stanno evidenziando sempre di più l’efficacia delle cellule staminali del grasso nel trattamento dell’alopecia. Del resto il ruolo ben delineato delle cellule staminali nell’aumento della vascolarizzazione periferica ben giustifica l’applicazione della metodica alla tricologia.
Come si esegue il trapianto di cellule staminali del grasso in tricologia?
Per ottenere le cellule staminali si esegue un piccolo prelievo di grasso (3-5 cc) in anestesia locale, di solito dal fianchetto o dalla pancia. Il prelievo è completamente indolore. Il grasso così prelevato viene poi processato esclusivamente in maniera meccanica, senza aggiunta di alcun farmaco, e poi reiniettate sul cuoio capelluto tramite sottili aghi intradermici. In tutto la seduta dura circa 30 minuti.
Quale tecnica è più efficace nelle forme di alopecia?
Sia la PRP che il trapianto di cellule staminali sono efficaci nelle forme di alopecia. L’esame clinico anamnestico è fondamentale per il medico curante che deciderà di caso in caso quale approccio sarà più indicato al caso.
In linea di massima nei casi di forte effluvio o di alopecia con componenti di effluvio è più indicata la PRP da sola. Nei casi di alopecia androgenetica più avanzati è più indicato il trapianto di cellule staminali da solo, o un approccio combinato staminali e PRP.
Esistono integratori che possono aiutare i miei capelli?
Sicuramente l’integrazione con aminoacidi solforati e minerali può essere utile nei casi di telogen effluvium e nei casi misti di alopecia androgenetica e telogen effluvium. In realtà ancor prima di valutare l’integrazione con prodotti specifici, è importante valutare se esistano carenze nutrizionali nella dieta del paziente.
Le lozioni da applicare sui capelli sono utili?
Sì, a patto che siano formulate con criterio. Meglio diffidare del parrucchiere che consiglia già lette costose e dalla dubbia efficacia clinica.
Esistono farmaci ad azione locale dall’efficacia comprovata, come il classico minoxidil oppure il più recente latanoprost.
Questi farmaci hanno lo scopo di dilatare i capillari del cuoio capelluto, e rappresentano un buon complemento all’azione neovascolarizzante dei trattamenti iniettivi.
Le pillole di finasteride funzionano sulla perdita di capelli?
Sì, ormai da anni è noto che nei maschi la finasteride è in grado di bloccare la caduta dei capelli ed in alcuni promuovere la ricrescita.
Questo farmaco, assunto per bocca, blocca la conversione del testosterone nel suo metabolita attivo, responsabile dell’alopecia androgenetica.
La finasteride va assunta quotidianamente per tutta la vita, pena la perdita dei benefici effetti garantiti dal farmaco.
Lo staff di emedicinaestetica sconsiglia l’assunzione di questo farmaco, giacché, seppur in un numero di casi limitati, viene riportata l’insorgere di disturbi erettili e ginecomastia.
La tricologia rigenerativa, PRP e autotrapianto di cellule staminali adipose, garantiscono risultati anche migliori della finasteride, a fronte di effetti collaterali di sicuro minori e libertà dalla schiavitù di prendere un farmaco per tutta la vita.
Medicina Rigenerativa
Cosa si intende per medicina rigenerativa?
La nuova frontiera della medicina estetica è quella che viene definita medicina rigenerativa.
Per medicina rigenerativa si intende quella branca dell’estetica che utilizza fattori di crescita o volumi del paziente stesso, quindi autologhi, per stimolare i processi di ringiovanimento e ripristinare il volume perduto nelle zone chiave.
Cosa si intende per processi di ringiovanimento?
Essenzialmente si intende la capacità di alcune metodiche, come la PRP o il trapianto autologo di cellule staminali, di aumentare la capacità dei nostri capillari di fornire energia e capacità anabolica alle cellule della nostra matrice extracellulare.
Il filler più naturale: il grasso autologo
L’opzione più naturale quando il nostro volto od il nostro corpo perde volume, è ripristinare quanto si è perso con un tessuto proprio del nostro corpo. Ecco allora che da almeno trent’anni la medicina perfeziona una delle teniche fondamentali nella ricostituzione dei tessuti persi dopo un incidente, dopo un’operazione, o per il semplice trascorrere del tempo: il lipofilling.
Per lipofilling si intende una tecnica in cui il grasso viene prelevato da una parte del corpo del paziente e reiniettato in un’altra.
Giá da decenni questa tecnica viene utilizzata nei maggiori ospedali ad esempio per ricostituire il volume mammario dopo un’asportazione oncologica ad esempio. Oggi la stessa tecnica rappresenta la punta di diamante della medicina rigenerativa nel ripristino dei volumi facciali, ma anche del seno, glutei e polpacci. Nel tempo questa tecnica si è evoluta sempre di più, garantendo da un lato risultati sempre migliori, dall’altro la microinvasivitá, con interventi diventati ormai di piccola chirurgia o addirittura, per piccoli prelievi, ambulatoriali.
Il lipofilling: é permanente o no?
Il concetto alla base del lipofilling è che una parte del grasso trapiantato sul volto o su altro target attecchisca, diventando parte integrante della zona del corpo sottoposta all’intervento. Il grasso quindi, una volta iniettato dove vi è indicazione, trarrà relazione con i capillari della zona, ed una percentuale variabile di grasso riuscirà ad attecchire diventando parte integrante dei tessuti.
In che percentuale il grasso attecchisce?
Dipende da persona a persona, in base ad età, patologie o farmaci assunti. In media circa il 50% di quanto iniettato attecchirà.
Il potenziale di ringiovanimento del grasso: le cellule staminali
Oltre ad essere il filler più naturale, il grasso presenta un vantaggio che nessun filler in commercio può offrire, cioè l’azione di bioristrutturazione profonda che le cellule staminali contenute nel grasso stesso attuano. Non a caso, in ambito scientifico i trapianti di grasso vengono talora inclusi in quella che si definisce ingegneria tissutale. Il nostro grasso contiene infatti cellule, i preadipociti o staminali del grasso, che sono in grado di aumentare la vascolarizzazione capillare dei tessuti in cui vengono trapiantate, divenendo esse stesse cellule vascolari e rilanciando tutti i processi metabolici. Per questo offrono sostanziali miglioramenti sulle piccole rughe di texture e sulle occhiaie, appianando le piccole rughe palpebrali e schiarendo la cute.
Come si estraggono le cellule staminali dal grasso?
Con un processo esclusivamente meccanico, senza aggiunta di alcuna sostanza farmacologica. Nel paziente si reiniettano solamente le cellule autologhe, cioè qualcosa che già stava nel corpo del paziente stesso.
Dopo quanto si vedono i risultati del lipofilling?
I risultati in termine di volume sono immediati, giacché il grasso una volta iniettato svolge da subito la sua funzione di ripristino del volume. Nelle prime settimane c’è un assestamento proprio del fattore volume, giacché una parte del grasso iniettato si riassorbe.
L’azione rivitalizzante delle staminali si apprezza a partire dalla sesta settimana dopo la seduta.
La PRP aiuta anche sul volto?
Certamente, la PRP aumentando la vascolarizzazione tissutale, cioè aumentando la quantità di nutrienti che arriva alla pelle, è di ausilio sia per il volto ma anche per il collo, mani, decolletè, seno e corpo in genere.
Qual'è la differenza tra liposuzione, liposcultura e lipofilling?
La liposuzione è un intervento di aspirazione di grandi quantità di grasso, superiore ai 500 cc, da eseguire in sedazione od in anestesia generale. L’accento dell’intervento è naturalmente posto sul dimagrimento, o meglio sulla riduzione automatica del grasso che questo intervento comporta.
La liposcultura si attua invece su prelievi più piccoli, tra i 100 e i 500 cc di grasso prelevati. In questo caso lo scopo non è tanto il dimagrimento diretto, quanto il rimodellamento della zona trattata. Questo trattamento è il più utilizzato quando si vogliono rimodellare le zone affette da adiposità localizzata, come coulotte de cheval, fianchetti, parte bassa dell’addome, interno coscia, ecc.
Per lipofilling invece si intende solo la procedura di re iniezione del grasso in altra sede rispetto al sito donatore. Il lipofilling allora può essere attuato sia dopo una liposuzione, sia dopo una liposcultura. In realtà nella maggior parte dei casi il lipofilling si attua dopo aver eseguito un prelievo molto piccolo (10-50cc), fine appunto solo all’esecuzione del lipofilling stesso, senza finalità di rimodellamento del sito di prelievo né di dimagrimento.
È vero che si può dimagrire con la liposuzione?
Certamente è possibile prelevare anche tanto grasso con un intervento di liposuzione. Tuttavia bisogna capire che se non si assumono abitudini e stili di vita corretti, la liposuzione rappresenta solo una scorciatoia temporanea. È vero in parte che dopo un intervento di liposuzione si ingrassa con più difficoltà sul sito di prelievo, ma se si è obesi e si vuole dimagrire solo con la liposuzione, non cambiando lo stile di vita, dopo qualche mese, o qualche anno, si tornerà alla situazione iniziale.
La liposuzione e la liposcultura sono pericolose?
La liposuzione é una procedura chirurgica ed esiste sempre un certo margine di rischio. Il rischio è direttamente proporzionale alla quantità di grasso che si asporta. Per le cosiddette megaliposuzioni, cioè procedure che prevedano un prelievo maggiore di 5000 cc di grasso (5 litri), esiste un rischio percentualmente rilevante (intorno all’1%) di embolie grassose e shock ipovolemici. Per le liposuzioni minori il rischio è trascurabile, mentre non sono riportate queste complicanze sui piccoli prelievi da liposcultura o lipofilling. I prelievi piccoli in realtà presentano come possibili complicanze essenzialmente gli ematomi e piccole irregolarità residue della cute, complicanze facilmente curabili in mani esperte.
Che tipo di anestesia serve per eseguire gli interventi relativi al grasso?
Per le liposuzione maggiori è d’obbligo l’anestesia generale. Per le liposuzioni minori può rivelarsi utile la sedazione. Liposcultura e prelievi da lipofilling sono di norma eseguibili in anestesia locale pura.
Come si esegue un prelievo di grasso?
La tecnica più usata modernamente è l’infiltrazione tumescente. Essa consiste nella preparazione del sito di prelievo del grasso con un’iniezione abbondante di soluzione fisiologica ed anestetico. Questa preparazione serve da un lato a garantire l’assenza assoluta di dolore durante la procedura ma soprattutto a prelevare il grasso al prelievo. L’iniezione abbondante di liquido infatti distende il tessuto adiposo permettendo un prelievo ottimale ed atraumatico degli adipociti.
Cosa succede dopo il prelievo?
Dopo il prelievo di grasso si fascia la zona con un cerotto specifico. Questa fase dell’intervento è fondamentale per le liposuzioni e liposculture giacché serve a riposizionare la pelle ed evitare sgradevoli cedimenti ed effetti “tendina” della cute una volta svuotata dal grasso. La fasciatura va tenuta qualche giorno e poi sostituita da guaine apposite che vanno indossate per qualche settimana giorno e notte e poi solo di notte per un mese. Anche la guaina ha la funzione di ottimizzare il processo di guarigione evitare lassità indesiderate della pelle.
A casa è opportuno assumere antibiotici per 3-5 giorni, ed eventualmente antinfiammatori al bisogno se dovessero presentarsi fastidi legati all’intervento.
Flebologia/Scleroterapia
Quante sedute di scleroterapia servono per eliminare i capillari/teleangectasie?
Il numero delle sedute può variare in base all’estensione della zona da sottoporre a terapia, alnumero dei capillari da trattare e da ogni caso clinico. La media è di tre-quattro sedute ma nei casipiù complicati si può arrivare anche a dieci-dodici, sostenendo i trattamenti in periodi diversidell’anno.
In cosa consiste il fenomeno chiamato “matting”?
Il “matting” è un fenomeno per cui dopo la rimozione di capillari mediante la scleroterapia si assistealla dilatazione di nuovi vasi che nascono nei pressi della zona sottoposta a sclerosi o addiritturanello stesso sito. Il “matting” è osservabile nel 2% dei pazienti sottoposti a scleroterapia confarmaci sclerosanti.
In chi è controindicata la terapia sclerosante ?
-Pazienti non deambulanti.
-Pazienti affetti da patologie occlusive arteriose (stadio III e IV di Fontaine).
-Pazienti affetti da malattie tromboemboliche.
-Pazienti ad alto rischio di trombosi (ad es. pazienti con trombofilia ereditaria oppure pazienti che presentano molteplici fattori di rischio)
-Gravidanza
Per quanto tempo si usano le calze elastiche dopo le sclerosanti?
E’ bene indossarle subito dopo il trattamento già nell’ambulatorio e tenerle per alcuni giorni, la durata è prescritta in base alla tipologia del vaso trattato.
Ma se elimino le vene superficiali, cosa succede alla circolazione venosa?
Nulla. Il circolo venoso superficiale trattato è non funzionante e comunque è “sacrificabile”, poiché la maggioranza del sangue venoso che ritorna al cuore passa attraverso il circolo venoso profondo.
Iniettando la soluzione sclerosante in vena, ci sono rischi di provocare emboli o di avere una flebite di grosse dimensioni?
No. L’azione della soluzione sclerosante è limitata alla parete venosa nel punto d’iniezione; già a breve distanza dal punto sottoposto a sclerosi il composto è così diluito da essere inoffensivo.
La scleroterapia è una tecnica dolorosa?
Poco o nulla; gli aghi ipodermici monouso usati sono di calibro ridottissimo.
Esiste un periodo dell’anno migliore per eseguire la scleroterapia?
La scleroterapia non viene eseguita di solito nel periodo caldo, ciò non tanto per l’assenza della venodilatazione dovuta al calore, quanto per evitare che i UV, colpendo direttamente la parte sclerosata, creino pigmentazioni della pelle difficili poi da rimuovere. E’ buona norma comunque evitare di sottoporsi a scleroterapia nei mesi molto caldi (luglio-agosto).
Con quale frequenza vengono eseguite le sedute di scleroterapia?
In assenza di effetti indesiderati importanti, esse sono settimanali o quindicinali.
Qual'è la differenza tra liposuzione, liposcultura e lipofilling?
La liposuzione è un intervento di aspirazione di grandi quantità di grasso, superiore ai 500 cc, da eseguire in sedazione od in anestesia generale. L’accento dell’intervento è naturalmente posto sul dimagrimento, o meglio sulla riduzione automatica del grasso che questo intervento comporta.
La liposcultura si attua invece su prelievi più piccoli, tra i 100 e i 500 cc di grasso prelevati. In questo caso lo scopo non è tanto il dimagrimento diretto, quanto il rimodellamento della zona trattata. Questo trattamento è il più utilizzato quando si vogliono rimodellare le zone affette da adiposità localizzata, come coulotte de cheval, fianchetti, parte bassa dell’addome, interno coscia, ecc.
Per lipofilling invece si intende solo la procedura di re iniezione del grasso in altra sede rispetto al sito donatore. Il lipofilling allora può essere attuato sia dopo una liposuzione, sia dopo una liposcultura. In realtà nella maggior parte dei casi il lipofilling si attua dopo aver eseguito un prelievo molto piccolo (10-50cc), fine appunto solo all’esecuzione del lipofilling stesso, senza finalità di rimodellamento del sito di prelievo né di dimagrimento.
In cosa consiste il trattamento dell'insufficienza della vena safena con il laser?
L’ablazione laser endovenosa è una tecnica mininvasiva e all’avanguardia nel trattamento dell’insufficienza venosa superficiale che è la causa delle varici.
La tecnica di questo trattamento prevede, sotto guida ecografica, l’inserzione di un catetere sottile dentro la vena patologica, evitando in questo modo tagli e danni estetici. Il catetere laser inserito nella vena lavora emettendo energia all’interno del vaso provocando un’ablazione termica e quindi una distruzione irreversibile della vena patologica evitando traumatismi dei tessuti e possibili danni nervosi periferici tipici nella tecnica tradizionale dello stripping.